lunedì 31 maggio 2010

Rinforzi

Eccomi, eccomi: c’ho messo un po’, ma alla fine eccomi a rispondere all’appello di Marco e a offrirgli rinforzi. In realtà, prima di decidermi ad intervenire ho dovuto superare la mia naturale avversione a comparire troppo: ma in questi strani giorni sembra un po’ tutto cambiato, quindi, al diavolo tutte le reticenze, divento anche io un blogger.

Confusione

Condivido tutte le cose dette da Marco ma, soprattutto, mi pare di condividere con tutti quanti (o quasi tutti) un insolito stato d’animo che rende surreali queste giornate in ISAE. Infatti, ad un misto di inspiegabile ottimismo e euforia (“qualcuno ci ha citato”, “qualche nome illustre firma”, “le sottoscrizioni crescono”) si alterna uno sconforto profondo (“ormai è fatta”, “ormai è finita”). Insomma, basta una mezza notizia riferita non si sa bene da chi e proveniente non si bene da dove per far vacillare tutte le nostre certezze. Per quel che mi riguarda, in questo groviglio di sentimenti le forze negative prendono nettamente il sopravvento se mi fermo a riflettere sui mesi che verranno (che temo saranno caldi e lunghi). Come fare a continuare a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica ed impedire che si dimentichino di noi? Ma, soprattutto, come fare perché il futuro dell’ISAE sia discusso con serietà e lungimiranza da chi ne ha il potere e la responsabilità?

Come se non bastasse, la prossima minaccia all'orizzonte ha un nome noto e temibilissimo: Mondiali di calcio. Io quest’anno ho deciso di infischiarmene altamente.

Anche per questo motivo ritengo che sia importante questo blog, come punto d’incontro e di idee, come ulteriore occasione per confrontarci, questa volta nero su bianco. Certo, le iniziative che si stanno organizzando in questi giorni sono tante e tutte valide, ma la mia paura è che nella foga del fare ci si perda, ci si confonda un po’: qualcuno mi può rassicurare su questo?.

Propositi

Per ora solo un’idea di post futuro: “Analisi dell’appello” (una sorta di “Analisi del voto”): chi ha firmato, da dove proviene, ecc. Chi vuole unirsi, si può provare a scrivere qualche riga assieme.

Compensazioni

Dopo un fine settimana concitatissimo, una nota positiva (e personale): questa mattina è nata la mia terza nipotina, Anna. Speriamo che lei non debba mai firmare alcun appello.

Luisa Sciandra - Ricercatore ISAE

Dal barista al (ex) ministro

E’ oramai da tempo che periodicamente ci poniamo, nelle conversazioni tra di noi e nelle nostre riflessioni personali, la domanda su quale sia la percezione che si ha dell’ISAE al di fuori delle mura di questo Istituto. Mai come in questi giorni tale domanda è attuale e…cruciale per la nostra sorte. I segnali che ci sono arrivati non sono confortanti. E’ vero, la lista delle adesioni all’appello sul sito continua ad allungarsi e non mancano nomi eccellenti. Ma al di fuori della cerchia degli economisti e degli addetti ai lavori (dove peraltro non vi è certo una unanimità di giudizi) , che tipo di immagine abbiamo (se ne abbiamo una)?

Il barista di Piazza Indipendenza era sinceramente stupito quando, spiegandogli perché volevano chiuderci, ha affermato: “ma guarda, ho sempre pensato che lavoravate per il Governo”. Il parlamentare (ex ministro) fermato in Piazza Montecitorio da un nostro collega, dopo aver pazientemente ascoltato le ragioni contro la nostra chiusura, ne ha condiviso il contenuto ma ribadendo che una ristrutturazione è comunque necessaria perché l’ISAE, negli ultimi tempi, “è andato giù”. Certo, nel caso specifico del personaggio in questione, potrebbe esserci un bias determinato dalla sua personale amicizia con il nostro ex presidente; la sua percezione dell’”andare giù” potrebbe essere quindi stata solo in parte frutto di una autonoma presa di coscienza.

Resta il fatto che la domanda si pone con forza. Peraltro, la nostra strategia di difesa si basa su 2 concetti cardine: l’indipendenza (vedi barista) e la qualità (vedi ex ministro) del nostro lavoro.

Diverse sono le domande che mi sto ponendo.

Riguardo il secondo punto (qualità): esiste un “prima” e un “dopo” nella percezione esterna dell’ISAE? Se si, da cosa è dipeso? Dalla quantità di apparizioni sui media? Dalla diminuita qualità dei nostri lavori? O dalla semplice loro minore visibilità? Il paradosso è che invece io (ma probabilmente anche molti altri) ho (avevo?) una visione opposta: da quando siamo liberi di scrivere a nostro nome, partecipare a convegni, pubblicare etc. mi sembra che anche l’Istituto sia quantomeno più visibile (se non più apprezzato). Ne consegue almeno un’altra domanda: la percezione dell’Istituto rimane disgiunta da quella dei singoli ricercatori?

Sul primo punto (indipendenza): siamo sicuri di essere percepiti come davvero indipendenti? Anche su questo punto specifico, esiste un “prima” e un “dopo”?

Nel frattempo che scrivo, siamo stati soppressi…

Claudio Vicarelli - Primo ricercatore ISAE

Di sponda

Questo non è un vero e proprio post, ma il rimando ad un pezzo che ho in mente da qualche giorno. Il pezzo contiene una nota di colore sul finale che mi ha indotto a lungo a riflettere se renderlo pubblico o meno. Il pezzo non è niente di trascendentale, ma considerando che oggi il mio appello alla collaborazione ha prodotto il primo pezzo non mio, ho deciso di pubblicarlo sul mio profilo facebook perché la nota di colore avrebbe potuto dar fastidio ai potenziali altri collaboratori del blog. Il pezzo sarà visibile ai miei amici attuali e futuri.

Il vero post si chiama “Titanic”.

Marco Fioramanti – Ricercatore ISAE

domenica 30 maggio 2010

Giornale di bordo

Ore 01.45 di lunedì 31 maggio. Nessuna novità ufficiale dal Colle, sebbene Repubblica titoli "DL corretto inviato al quirinale Napolitano pronto a firmare". Secondo la versione on-line del quotidiano i dubbi di natura tecnico-giuridica sollevati dal Presidente sarebbero stati chiariti. Aspettiamo domani e vediamo.
Avrei voluto almeno annunciare il raggiungimento delle 2.000 adesioni all'appello contro la chiusura dell'ISAE, ma per una manciata di voti ancora non ci siamo e forse è ora di andare a dormire.

E' pronto un nuovo post non di natura informativa, ma attendo ancora un po' prima di pubblicarlo. Infatti oltre all'incertezza sul titolo (semplicemente "Titanic" o "La sottile metafora del Titanic"), lo scritto si caratterizza per una nota di colore finale che potrebbe scoraggiare definitivamente quanti dell'ISAE sono ancora tentati di contribuire al blog non solo con un commento. Quando ho creato questo blog me ne sono preso la responsabilità, ma non la paternità assoluta, invitando a contribuire i miei colleghi. Rinnovo l'invito.

Marco Fioramanti - Ricercatore ISAE

PS Anche per il TG5 delle 2 le cose sarebbero ormai fatte.

sabato 29 maggio 2010

Esilio

Non sono mai stato gran che fortunato con le vacanze. Chi mi conosce sa di cosa parlo. Non è che mi sia mai accaduto chissà cosa, semplicemente gran parte di esse è stata caratterizzata da condizioni climatiche avverse. Ma questa volta è diverso. Non basta andare in un altro posto, più o meno affascinante e lontano, perché tu possa chiamarla vacanza. Non è il posto in cui vai, è lo spirito con cui vivi il viaggio e la destinazione che ne determinano la natura. In questo caso non mi viene proprio di chiamarla vacanza. È Esilio.

Era l’una e mezza. Il traghetto determinato si avvicinava all’isola solcando l’azzurro mare e la mia anima. Ma il mare c’ha fatto l’abitudine, è la sua ferita s’è rimarginata solo due metri dietro la poppa della nave.

La traversata mi ha permesso di capire come doveva sentirsi Napoleone nei giorni dell’esilio. Il paragone m’è venuto non perché io sia un formidabile condottiero. (E all’ISAE non se ne sente neanche bisogno! In questi giorni le truppe si sono dimostrate così coese nel determinare le strategie che un leader unico non potrebbe che peggiorare le cose.) Più banalmente il paragone m’è venuto in mente per la destinazione. Una bellissima isola in cui imprigionare il corpo di un combattente, mentre la sua anima continua a vivere la battaglia.

Potevi non andare, direte voi. Forse. Mia moglie avrebbe capito. Ma mia figlia? Era ormai un mese che era tutto pronto e lei non stava nella pelle al pensiero di rivedere suo cugino. Come farle capire le ragioni? Inoltre ai più di voi ho potuto dirlo in questo modo che non ci sarò per qualche giorno; a lei avrei dovuto dirglielo guardandola negli occhi! In ogni caso per l’una o gli altri, voi altri, la scelta sarebbe stata ingiustificabile.

Spero possiate comprendere in parte le mie ragioni. Al mio ritorno cercherò di riscattarmi. Ad ogni modo spero vogliate credermi se vi dico che anche se il mio corpo giace inerme su questi lidi, il mio sguardo e il mio spirito sono rivolti al di la del mare.

Forza!

Marco Fioramanti - Ricercatore ISAE

venerdì 28 maggio 2010

Dicono di noi

Cos'è questo un post del blog o di facebook? Ah, il primo!
E' che non sono abituato a questi ritmi. Tra una mail, un commento, un suggerimento e un link stò andando in tilt. Non sono abituato a questi ritmi. All'ISAE per fare tutte queste cose saremmo stati almeno in dieci! (Per gli eventuali Giannantoni in giro, era una battuta!)

Parla di noi la stampa estera, in particolare il Business Week ed il Financial Times.
Ma anche quella nazionale, ovviamente. Interessanti sono l'articolo di nelMerito.com (chi scrive è un dipendente ISAE) e quello di Repubblica. Per quest'ultimo voglio fare il Tafazi della situazione: anche se l'autore poi lo specifica nell'articolo, il titolo è fuorviante; non sono tutti economisti i firmatari dell'appello contro la chiusura dell'ISAE. C'è anche gente comune, parimenti degna. Anzi forse di più, visto che non sta difendendo interessi di categoria. E' gente disposta a mettersele da sola le mani in tasca e tirare fuori 2,5 centesimi di euro l'anno ciascuno pur di farci sopravvivere.

Alle 23.35 i sottoscrittori dell'appello erano oltre 1.300.

Marco Fioramanti - Ricercatore ISAE

Dignità, Altruismo, Senso dello Stato.

Come detto nel post di apertura del blog, alle prime indiscrezioni riguardo la chiusura dell’ISAE e il conseguente accorpamento al MEF, prevalendo in me l’egoismo, mi sembrava di vedere solo gli aspetti positivi della faccenda. Per quanto riguardava il mio futuro, la morte dell’ISAE poteva essere una rinascita personale, con nuovi stimoli e, verosimilmente, maggiori opportunità. Inoltre, malgrado la soppressione, all’Istituto per il quale ho lavorato per 10 anni era riconosciuto un certo rispetto. La manovra dedicava un articolo intero solo all’ISAE non mettendolo nel calderone degli altri enti. Anche la stampa portava un certo rispetto implicito. I giornali che pubblicavano le indiscrezioni scrivevano tutti più o meno così: “(…) la manovra prevede la soppressione di una serie di enti inutili. Inoltre verrebbero soppressi anche ISAE, ISFOL e ICE”. Implicitamente veniva quindi riconosciuta l’utilità del mio Istituto. Mi sentivo sereno e pronto a una nuova sfida. Intorno a me non sembrava ci fosse gente pronta a darsi fuoco. Personalmente cominciavo anche a immaginare cosa avrei potuto fare. Per dirla tutta, ho cercato di capire dove mi sarebbe piaciuto, all’interno del MEF, andare a lavorare. Avevo anche individuato un paio di uffici nei quali avrei potuto continuare o riprendere a coltivare i miei interessi personali pur servendo lo Stato: erano gli Uffici V e VI della Direzione I del Dipartimento del Tesoro del MEF. Molto probabilmente se non ci fosse stato un evento per me inatteso a costringermi a difendere la dignità dell’Istituto e riconsiderare tutta la vicenda, in questo momento non starei a scrivere un blog, ma a cercare di trovare il modo di massimizzare, in termini di opportunità personali, le conseguenze della chiusura dell’ISAE.

Dignità

Il 24 maggio 2010 sulla prima pagina del Corriere della Sera, con proseguo alle pagine 2 e 3, usciva un articolo, il primo credo a contenere tanti dettagli (forniti da chi?), a doppia firma da parte de "I Moralizzatori della Casta", al secolo Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che, riportando con Dolo o Colpa grave dati errati, liquidava la notizia del destino dell’ISAE con la seguente frase: “(…) Alcune situazioni, del resto, appaiono francamente indifendibili. Per esempio quello dell’Isae, l'istituto di ricerca del Tesoro: ha 31 ricercatori e 70 (settanta) impiegati amministrativi.” Da quel momento l’ISAE è diventato, per tutti, un ente molto più che inutile, INDIFENDIBILE!! A nulla è valsa l’immediata richiesta di rettifica dei dati riportati, pubblicata con solerzia e rigore giornalistico due giorni dopo a pagina 41 del Corriere. Eravamo precipitati nel baratro degli enti inutili e la nostra dignità era fottuta.

Altruismo

Quell’indifendibile è stato per tutti noi la cosa peggiore che potesse accadere. Sarebbe stato meglio chiuderci dentro e dar fuoco a tutto: avremmo sofferto meno. Da quel momento gli egoismi sono quasi del tutto spariti e siamo diventati tutti fratelli di sangue. Formazione a tartaruga a difesa della dignità.

A difesa della dignità ci sono anche i più deboli, quelli che non hanno un contratto a tempo indeterminato e la cui sorte sarebbe segnata dall’eutanasia della naturale scadenza del contratto qualora l’ISAE venisse soppresso. Come troppo spesso accade i più deboli non sono i meno bravi e meritevoli. Sono quelli che, generalmente, hanno avuto la sfortuna di arrivare più tardi, magari perché, banalmente, nati dopo gli altri. Certo hanno molto di più da perdere rispetto agli altri e per questo hanno un incentivo maggiore a combattere. Ma sono anche quelli più facilmente ricattabili e la cui esposizione può essere penalizzata infinitamente di più rispetto a quella degli insiders. Nonostante questo li vedi battersi innanzitutto per riconquistare la dignità collettiva e solo in seconda battuta per il proprio futuro.
Possiamo dunque noi che abbiamo vissuto a lungo lo status di precario, abbandonare i più deboli?Lo faremo solo quando il NOSTRO Istituto esalerà l’ultimo respiro, e comunque dopo aver riconquistato la dignità perduta.

Senso dello Stato

Per quanto flebile quella dell’ISAE è una voce indipendente. Indipendenza che ci è riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Certo come watchdog non saremo dei più temibili, ma spesso è più fastidioso il guaire di un chiwawa del ringhio di un pitbull. La soppressione dell’ISAE servirebbe a “razionalizzare e semplificare le funzioni di analisi e studio in materia di politica economica (…)” senza che da ciò derivino “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Apparentemente, quindi, la norma che ci riguarda non avrebbe nulla a che vedere con i risparmi. Supponiamo comunque che il non detto sia pensato. A spanne da un bilancio di 10 milioni di euro si potrebbero ottenere risparmi del 10, massimo 20% (si parla di sopprimere l'ISAE, non i dipendenti!). Prendiamo come ipotesi semplificatrice 1,5 milioni. In questo caso ogni italiano risparmierebbe 2,5 centesimi di euro l’anno (lo so, è la somma che fa il totale, ma lasciatemi finire il ragionamento!). Ora la domanda che ognuno deve porsi è la seguente: vale la pena sopprimere il chiwawa per risparmiare 2,5 centesimi di euro l’anno?

Se la maggior parte dei cittadini, o meglio dei parlamentari che si troveranno a votare la norma, riterrà che ne vale la pena, così sia. Noi dell’ISAE sapremo trovarci una nuova strada, magari anche più luminosa.

Sono però quasi certo che, nel complesso, non saremo noi dell'ISAE ad averci rimesso di più.

Marco Fioramanti – Ricercatore ISAE

Appello contro la chiusura dell'ISAE

Alle ore 9.27 sono state raggiunte le 1.000 adesioni all'appello contro la chiusura dell'ISAE.

giovedì 27 maggio 2010

Er barcarolo va controcorente...

Segnalo un articolo apparso su repubblica il 13 maggio 2010,

e uno apparso sul Financial Times il 17 maggio 2010

E cosa vado a fare io all'ISTAT?

Riprendo dal post d’apertura.

Non è che l’ISTAT non sia un posto degno, per carità, anzi! Molto più semplicemente non è quello il mio mestiere. Infatti mentre l’ISTAT “(…) è il principale produttore di statistica ufficiale a supporto dei cittadini e dei decisori pubblici”, l’ISAE “è un ente pubblico di ricerca che svolge principalmente analisi e studi a supporto delle decisioni di politica economica e sociale del Governo, del Parlamento e delle Pubbliche Amministrazioni.”. Loro sono, perlopiù, statistici, noi siamo, perlopiù, economisti. Loro producono i dati, noi ne facciamo l’analisi.

Qualcuno mi obietta che, vabè, in fondo le due professioni sono affini, e alla fine riusciremmo a riciclarci in qualche modo. Certo non è che non riuscirei a trovare il modo di rendermi utile, ma probabilmente farei, se non in maniera mediocre, in maniera sufficiente quello che altri, specializzati nella materia, potrebbero fare sicuramente meglio di me. Certamente la professione dell’odontoiatra è affine a quella del cardiochirurgo, ma voi vi fareste operare al cuore dal vostro dentista? Per fare un esempio che riflette meglio allo stesso tempo il legame e la differenza che c’è tra chi produce e chi analizza i dati mi permetto di mutuare, ancora una volta, un esempio dallo sport. Certamente Valentino Rossi è, ancora oggi, il miglior pilota di moto al mondo, ma voi vi sentireste sicuri nel guidare una moto, da lui progettata e costruita, a trecentoallora?

Se gli italiani ritengono che la razionalizzazione si debba fare per il bene di tutti, io posso anche andare a produrre dati. Ma siamo sicuri che sarebbe davvero razionale?

Marco Fioramanti - Ricercatore ISAE

La manovra

Per quanti non hanno avuto modo di guardare la puntata di martedì scorso di Ballarò

mercoledì 26 maggio 2010

E la chiamano ratio…

Al fine di razionalizzare e semplificare le funzioni di analisi e studio in materia di politica economica, l’Istituto di Studi e Analisi Economica è soppresso; le funzioni e le risorse sono assegnate al Ministero dell’Economia e delle Finanze. (…) con gli stessi decreti (…) sono individuate le risorse umane, strumentali e finanziarie riallocate presso il Ministero dell’economia e delle finanze, nonché, limitatamente ai ricercatori e tecnologi, anche presso gli enti e le istituzioni di ricerca. (…)

E dire che dalle prime indiscrezioni (bozze?) sulla manovra correttiva, la soppressione dell’ISAE non mi era neanche sembrata la fine del mondo. Due erano le ragioni che mi inducevano a guardare l’aspetto positivo della cosa. La prima riguardava il cambiamento. Per ritrovare slancio e voglia di fare a volte è necessario porsi di fronte a nuove sfide. Molto spesso però prevale il timore che l’incerto possa farci perdere quel poco che, con le unghie e con i denti, siamo riusciti a conquistare. Altre volte ci sono situazioni personali che ci inducono all’attesa, a rimandare scelte di cambiamento per timore di non riuscire a gestire il quotidiano e l’eccezionale contemporaneamente. In questi casi di conflitto interno tra cambiamento e conservazione, uno shock esogeno ti pone di fronte alla non-scelta di accettare il cambiamento, e allora puoi anche viverlo positivamente lo shock. Anche perché nel caso specifico, e qui vengo alla seconda ragione, per come sembrava fosse formulata la norma (vedi cappello) una certa razionalità sembrava esserci nel provvedimento. Inciso: una norma del genere non potrà mai avere razionalità piena laddove preveda l’assegnazione delle funzioni del controllore al controllato! L’ISAE, nella dialettica istituzionale tra Parlamento, Governo e parti sociali, è organo terzo per quel che riguarda l’analisi della dinamica economica. Per usare una metafora calcistica, e riconoscendo i ruoli di maggior prestigio ad istituzioni con una storia e/o profilo giuridico di maggior rilievo, è come se l’Inter, avendone il potere, scrivesse una norma del tipo “al fine di razionalizzare e semplificare le funzioni di direzione di gara in ambito calcistico il quarto uomo è soppresso: le funzioni e le risorse umane sono assegnate all’Internazionale F.C.”. Direte voi, beh, ma non è forse quello che i club di calcio sembra abbiano fatto? Si, ma almeno hanno avuto il pudore di non metterlo nero su bianco. Non sarà che, per quanto flebile, quella dell’ISAE è una voce scomoda? Fine dell’inciso.

Torniamo agli elementi di razionalità presenti in quella che sarebbe stata una delle prime bozze della manovra. Unitamente alla parte che riguarderebbe l’ISAE mi avvarrò, nel cercare di fare emergere gli aspetti positivi della manovra stessa, delle indiscrezioni che mi sono giunte in via indiretta dal Sig. Cesare, nonno dall’amico di un mio amico. Il Sig. Cesare, socio anziano di una prestigiosa bocciofila romana frequentata da persone inserite, avrebbe intercettato, durante una sfida all’ultima sbocciata, una conversazione riservata tra due distinti signori in abito scuro. Mosso da curiosità per la singolare mise dei due, il Sig. Cesare avrebbe proteso l’orecchio verso questi, carpendo quanto segue: Mr A: “Si, ma che ne facciamo del personale ISAE” - Mr B: “Beh, la cosa più razionale sarebbe quella di mandare il personale delle unità operative di Macro e Microeconomia al Tesoro (Dipartimento del), quello di Finanza Pubblica ed Economia e Diritto alla Ragioneria (Generale dello Stato), mentre quelli dell’unità delle Inchieste sarebbe ragionevole mandarla all’ISTAT”. A quel punto l’avversario del Sig. Cesare lo sbocciò, piazzando delicatamente la propria boccia vicino al pallino, e il Sig. Cesare fu costretto a tornare a dedicarsi alle cose importanti per certe stagioni della vita.

Mi sono quindi detto, a parte la questione della terzietà dell’ISAE, per il resto la manovra sembra una cosa ragionata, quasi inattaccabile! Messo insieme il tutto era si forzato, ma non stonato.

Passata l’eccitazione per la sfida personale che il cambiamento forzato mi avrebbe costretto ad affrontare, è cominciata l’analisi marginalmente più razionale. Sono un dipendente pubblico, ma non sono propriamente Pubblica Amministrazione. La figura del ricercatore ha delle caratteristiche specifiche, e per tale motivo non esistono, per quanto ne so, delle equiparazioni tra i profili più elevati del comparto ricerca – ricercatori e tecnologi per intenderci - e gli altri dipendenti pubblici. Come potrei essere inquadrato nel ministero dell’economia? Certamente non potrebbero inquadrarmi tra i funzionari perché ciò eliminerebbe gran parte della autonomia che ci è riconosciuta come singoli lavoratori e i contratti pubblici non possono, sempre a quanto ne so, peggiorare la condizione, giuridica ed economica, di un lavoratore nella conversione. Potremmo diventare tutti dirigenti? Magari! Giuridicamente sembrerebbe sensata, ma dal punto di vista economico equivarrebbe, pressappoco, a raddoppiare le stipendio a molti di noi, il che sarebbe in contrasto con lo spirito di riduzione delle spesa. Certo, l’impatto economico dovrebbe essere valutato nell’insieme e quindi il provvedimento, pur comportando un maggior costo del lavoro per alcune figure professionali, avrebbe potuto nel complesso non comportare maggiori oneri. E si perché la norma che ci riguarda non ha come obiettivo una riduzione di spesa, ma la razionalizzazione e la semplificazione. Richiede solo che il tutto non comporti maggiori oneri. Ma se è vero quanto appena detto, che ragione c’è di inserire questa norma in una manovra correttiva? Troppi interrogativi in sospeso. Ho bisogno di maggiori informazioni. Come posso fare? Chissà se il Sig. Cesare mi può aiutare?

Questa volta il Sig. Cesare avendo una missione specifica non cede alle lusinghe dei compagni di bocce, rifiuta tutte le sfide e si mette alla ricerca dei signori in abito scuro. Da lontano li vede, gli sembra di riconoscerli, ma in realtà, avvicinandosi, si accorge che si tratta di due persone differenti. Prima di riprendere la ricerca fa comunque un tentativo per cercare di capire quale sia il loro argomento di conversazione. Mr C “Ma come facciamo, giuridicamente intendo, ad inquadrare i ricercatori nel personale del ministero?” - Mr D “Non lo facciamo infatti. Non c’è modo, allo stato delle cose, di equiparare un ricercatore ad un ministeriale e quindi noi non li prenderemo. Da questo punto di vista la norma è scritta male.” - Mr C “Ma scusa, se sono le persone che svolgono le funzioni, che significa che ci prendiamo le funzioni senza le persone? Chi svolgerà tali funzioni? Siamo già così pochi rispetto agli impegni che abbiamo, chi farà ciò che fa ora l’ISAE” - Mr D “Booh!” - Mr C “Ma allora scusa, i ricercatori e i tecnologi dell’ISAE che fine faranno?” – Mr D “Che vuoi che ti dica, andranno all’ISTAT.”

All’ISTAT???? E cosa vado a fare io all’ISTAT????

Marco Fioramanti - ricercatore ISAE