venerdì 28 maggio 2010

Dignità, Altruismo, Senso dello Stato.

Come detto nel post di apertura del blog, alle prime indiscrezioni riguardo la chiusura dell’ISAE e il conseguente accorpamento al MEF, prevalendo in me l’egoismo, mi sembrava di vedere solo gli aspetti positivi della faccenda. Per quanto riguardava il mio futuro, la morte dell’ISAE poteva essere una rinascita personale, con nuovi stimoli e, verosimilmente, maggiori opportunità. Inoltre, malgrado la soppressione, all’Istituto per il quale ho lavorato per 10 anni era riconosciuto un certo rispetto. La manovra dedicava un articolo intero solo all’ISAE non mettendolo nel calderone degli altri enti. Anche la stampa portava un certo rispetto implicito. I giornali che pubblicavano le indiscrezioni scrivevano tutti più o meno così: “(…) la manovra prevede la soppressione di una serie di enti inutili. Inoltre verrebbero soppressi anche ISAE, ISFOL e ICE”. Implicitamente veniva quindi riconosciuta l’utilità del mio Istituto. Mi sentivo sereno e pronto a una nuova sfida. Intorno a me non sembrava ci fosse gente pronta a darsi fuoco. Personalmente cominciavo anche a immaginare cosa avrei potuto fare. Per dirla tutta, ho cercato di capire dove mi sarebbe piaciuto, all’interno del MEF, andare a lavorare. Avevo anche individuato un paio di uffici nei quali avrei potuto continuare o riprendere a coltivare i miei interessi personali pur servendo lo Stato: erano gli Uffici V e VI della Direzione I del Dipartimento del Tesoro del MEF. Molto probabilmente se non ci fosse stato un evento per me inatteso a costringermi a difendere la dignità dell’Istituto e riconsiderare tutta la vicenda, in questo momento non starei a scrivere un blog, ma a cercare di trovare il modo di massimizzare, in termini di opportunità personali, le conseguenze della chiusura dell’ISAE.

Dignità

Il 24 maggio 2010 sulla prima pagina del Corriere della Sera, con proseguo alle pagine 2 e 3, usciva un articolo, il primo credo a contenere tanti dettagli (forniti da chi?), a doppia firma da parte de "I Moralizzatori della Casta", al secolo Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che, riportando con Dolo o Colpa grave dati errati, liquidava la notizia del destino dell’ISAE con la seguente frase: “(…) Alcune situazioni, del resto, appaiono francamente indifendibili. Per esempio quello dell’Isae, l'istituto di ricerca del Tesoro: ha 31 ricercatori e 70 (settanta) impiegati amministrativi.” Da quel momento l’ISAE è diventato, per tutti, un ente molto più che inutile, INDIFENDIBILE!! A nulla è valsa l’immediata richiesta di rettifica dei dati riportati, pubblicata con solerzia e rigore giornalistico due giorni dopo a pagina 41 del Corriere. Eravamo precipitati nel baratro degli enti inutili e la nostra dignità era fottuta.

Altruismo

Quell’indifendibile è stato per tutti noi la cosa peggiore che potesse accadere. Sarebbe stato meglio chiuderci dentro e dar fuoco a tutto: avremmo sofferto meno. Da quel momento gli egoismi sono quasi del tutto spariti e siamo diventati tutti fratelli di sangue. Formazione a tartaruga a difesa della dignità.

A difesa della dignità ci sono anche i più deboli, quelli che non hanno un contratto a tempo indeterminato e la cui sorte sarebbe segnata dall’eutanasia della naturale scadenza del contratto qualora l’ISAE venisse soppresso. Come troppo spesso accade i più deboli non sono i meno bravi e meritevoli. Sono quelli che, generalmente, hanno avuto la sfortuna di arrivare più tardi, magari perché, banalmente, nati dopo gli altri. Certo hanno molto di più da perdere rispetto agli altri e per questo hanno un incentivo maggiore a combattere. Ma sono anche quelli più facilmente ricattabili e la cui esposizione può essere penalizzata infinitamente di più rispetto a quella degli insiders. Nonostante questo li vedi battersi innanzitutto per riconquistare la dignità collettiva e solo in seconda battuta per il proprio futuro.
Possiamo dunque noi che abbiamo vissuto a lungo lo status di precario, abbandonare i più deboli?Lo faremo solo quando il NOSTRO Istituto esalerà l’ultimo respiro, e comunque dopo aver riconquistato la dignità perduta.

Senso dello Stato

Per quanto flebile quella dell’ISAE è una voce indipendente. Indipendenza che ci è riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Certo come watchdog non saremo dei più temibili, ma spesso è più fastidioso il guaire di un chiwawa del ringhio di un pitbull. La soppressione dell’ISAE servirebbe a “razionalizzare e semplificare le funzioni di analisi e studio in materia di politica economica (…)” senza che da ciò derivino “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Apparentemente, quindi, la norma che ci riguarda non avrebbe nulla a che vedere con i risparmi. Supponiamo comunque che il non detto sia pensato. A spanne da un bilancio di 10 milioni di euro si potrebbero ottenere risparmi del 10, massimo 20% (si parla di sopprimere l'ISAE, non i dipendenti!). Prendiamo come ipotesi semplificatrice 1,5 milioni. In questo caso ogni italiano risparmierebbe 2,5 centesimi di euro l’anno (lo so, è la somma che fa il totale, ma lasciatemi finire il ragionamento!). Ora la domanda che ognuno deve porsi è la seguente: vale la pena sopprimere il chiwawa per risparmiare 2,5 centesimi di euro l’anno?

Se la maggior parte dei cittadini, o meglio dei parlamentari che si troveranno a votare la norma, riterrà che ne vale la pena, così sia. Noi dell’ISAE sapremo trovarci una nuova strada, magari anche più luminosa.

Sono però quasi certo che, nel complesso, non saremo noi dell'ISAE ad averci rimesso di più.

Marco Fioramanti – Ricercatore ISAE

4 commenti:

  1. Bravissimo Marco, vorrei aggiungere qualcosa, ma sicuramente non saprei dire meglio di come hai fatto tu! Concordo assolutamente su tutti i punti (dignità, altruismo e senso dello stato).
    (comunque, potresti avere un futuro come scrittore...d'ora in poi mi aspetto da te un pezzo al giorno!)
    luisa

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  2. Devo confessare che non ho mai pensato con egoismo a dove ricollocarmi. Ho fatto tanti sacrifici per arrivare all'ISAE, sono stata precaria e so che cosa vuol dire avere un futuro incerto per questo non avrei abbandonato i miei colleghi precari. Scrivo rapida altrimenti si sveglia il piccolo. Però è giusto essere onesti. Mi dispiace di non esser lì con voi a condividere la battaglia e questo clima che, nonostante tutto, ci ha dato la possibilità di diventare un'unità. Grazie Marco.

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  3. ti ho visto che avevi l'occhio che brillava i primi giorni della settimana...malandrino...già pensavi a quale direzione del MEF ti sarebbe meglio andata a fagiolo...
    Sono felice della tua redenzione; compagno Fioramanti, lotta con noi! Questa tua vena savonarolesca esplicitata a mezzo blog mi sorprende vieppiù...e dire che ti casso tutti i tuoi voli pindarici sulle note di congiuntura per il MEF! Diomio, ho tarpato le ali a un vero talento....Me ne pento, lo giuro!

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  4. Immagino che all'ISAE i vertici non si siano sufficientemente "adeguati" al nuovo corso. Se aveste preso esempio dall'ISTAT, forse non sareste finiti sulla lista nera.
    Come diceva Fioramanti nel post, il problema non è tanto la sicurezza economica futura e/o le nuove mansioni; il problema è di dignità personale. Ma su questo terreno, non c'è speranza di dialogo con i vostri interlocutori. Non sanno proprio cosa sia la dignità, come volete parlarne?
    In bocca al lupo!

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