sabato 29 maggio 2010

Esilio

Non sono mai stato gran che fortunato con le vacanze. Chi mi conosce sa di cosa parlo. Non è che mi sia mai accaduto chissà cosa, semplicemente gran parte di esse è stata caratterizzata da condizioni climatiche avverse. Ma questa volta è diverso. Non basta andare in un altro posto, più o meno affascinante e lontano, perché tu possa chiamarla vacanza. Non è il posto in cui vai, è lo spirito con cui vivi il viaggio e la destinazione che ne determinano la natura. In questo caso non mi viene proprio di chiamarla vacanza. È Esilio.

Era l’una e mezza. Il traghetto determinato si avvicinava all’isola solcando l’azzurro mare e la mia anima. Ma il mare c’ha fatto l’abitudine, è la sua ferita s’è rimarginata solo due metri dietro la poppa della nave.

La traversata mi ha permesso di capire come doveva sentirsi Napoleone nei giorni dell’esilio. Il paragone m’è venuto non perché io sia un formidabile condottiero. (E all’ISAE non se ne sente neanche bisogno! In questi giorni le truppe si sono dimostrate così coese nel determinare le strategie che un leader unico non potrebbe che peggiorare le cose.) Più banalmente il paragone m’è venuto in mente per la destinazione. Una bellissima isola in cui imprigionare il corpo di un combattente, mentre la sua anima continua a vivere la battaglia.

Potevi non andare, direte voi. Forse. Mia moglie avrebbe capito. Ma mia figlia? Era ormai un mese che era tutto pronto e lei non stava nella pelle al pensiero di rivedere suo cugino. Come farle capire le ragioni? Inoltre ai più di voi ho potuto dirlo in questo modo che non ci sarò per qualche giorno; a lei avrei dovuto dirglielo guardandola negli occhi! In ogni caso per l’una o gli altri, voi altri, la scelta sarebbe stata ingiustificabile.

Spero possiate comprendere in parte le mie ragioni. Al mio ritorno cercherò di riscattarmi. Ad ogni modo spero vogliate credermi se vi dico che anche se il mio corpo giace inerme su questi lidi, il mio sguardo e il mio spirito sono rivolti al di la del mare.

Forza!

Marco Fioramanti - Ricercatore ISAE

2 commenti:

  1. Condivido molto quello che hai scritto, io a cvasa in maternità mi sento in gabbia, ma di più di quanto hgo fatto fino ad ora non posso, il piccolo è troppo piccolo per lasciarlo solo. Poi, pensando di vivere in un paese normale, avevo prenotato le vacanze per i prmi 15 gg di giugno in sardegna, potevo pensare che non avrei più avuto l'isae?

    RispondiElimina
  2. Marco e Flo, pensate a come mi sento io, che tra circa un mese abbandonerò la nave....
    Spero che quello che sto facendo in questi giorni farà sì che non mi si possa portare rancore, spero....

    Un bacione a entrambi, oggi passo in ISAE col piccoletto

    Carlo

    RispondiElimina